La colonna cervicale

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Il tratto cervicale della colonna vertebrale, rappresenta indubbiamente la zona più complessa, ma anche la più vulnerabile dell’intero rachide. Le sette vertebre che costituiscono la cervicale, sono più mobili e più innervate rispetto alle altre, questo sia per garantire una maggiore libertà di movimento del capo, che per coordinare in maniera rapida i riflessi posturali.

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Il rachide cervicale viene suddiviso in un tratto alto, costituito da Occipite, prima e seconda vertebra, e da un tratto basso che procede dalla terza vertebra fino alla prima dosale. Il tratto alto cervicale è caratterizzato dalla presenza di due vertebre con una conformazione atipica: la prima cervicale, chiamata atlante, e la seconda cervicale, detta epistrofeo o asse. L’atlante ha una forma simile ad un anello e si articola superiormente con i due condili dell’osso occipitale ed inferiormente con le faccette articolari della seconda cervicale. Una caratteristica unica del tratto alto cervicale, è l’articolazione tra la parte anteriore dell’atlante, ed una sporgenza ossea  che nasce dal corpo dell’epistrofeo, il dente o processo odontoide. La conformazione di questa giuntura, permette all’atlante di ruotare intorno al perno costituito dal dente dell’epistrofeo. Si stima che circa il 60% di tutta la rotazione del collo, più o meno 50°, avvenga a livello dell’articolazione atlo-epistrofeica. La maggior parte dei movimenti di flessione-estensione del capo, come quello di annuire, avviene a livello atlo-occipitale. Un’altra particolarità delle articolazioni del tratto alto cervicale, è la completa assenza dei dischi intervertebrali, presenti invece in tutto il rachide fino all’osso Sacro. I dischi del tratto cervicale hanno un’importanza meno rilevante rispetto a quelli lombari, infatti intorno ai 40 anni di età,  il nucleo polposo dei dischi cervicali è praticamente assente, riducendo il disco ad una struttura fibro-legamentosa.  Tuttavia i dischi cervicali, essendo meno idratati, hanno anche una minore possibilità di sviluppare ernie e comprimere quindi i nervi adiacenti ed il midollo spinale. Se a livello lombare, i dischi supportano gran parte del peso di tutto il corpo, nel tratto cervicale invece si limitano a sostenere circa un terzo del peso della testa, mentre gli altri due terzi sono supportati dalle faccette articolari.

Diverse strutture caratterizzano la colonna cervicale, tra queste i forami localizzati sui processi trasversi delle vertebre, chiamati forami trasversi. Attraverso questi fori, passano le arterie e le vene vertebrali. L’arteria vertebrale è molto importante, in quanto irrora di sangue buona parte del tronco encefalico, del cervelletto e  del cervello posteriore, la quale contiene aree indispensabili per la percezione visiva.

Le vertebre cervicali, atlante a parte, sono tutte contraddistinte dalla presenza delle così dette articolazioni uncovertebrali, che nascendo lateralmente ai corpi vertebrali, limitano i movimenti di flesso-estensione e flessione laterale del collo. Le articolazioni uncovertebrali sono rilevanti a livello clinico, in quanto sono una delle zone in cui si manifesta inizialmente l’artrosi. Nel processo degenerativo artrosico, le giunture assumono contorni irregolari e sviluppano calcificazioni ossee che eventualmente possono comprimere le radici dei nervi spinali.

La colonna cervicale, come quella lombare, ha una curvatura lordotica. In condizioni normali la lordosi cervicale ha un’angolazione di circa 35°-45°, tuttavia tra posture sbagliate e traumi, questa curva tende a ridursi fino a svanire, creando un’ipolordosi o una rettilineizzazione cervicale. In casi estremi, la lordosi cervicale può anche invertirsi dando luogo ad una cifosi. Questa perdita della curvatura fisiologica, provoca una grave alterazione nella biomeccanica spinale.

cervicale radiografia

La muscolatura del collo lavora costantemente per controbilanciare il peso della testa, circa 5 kg, e mantenere una postura eretta. Si stima che per ogni 2,5 cm di spostamento in avanti del capo rispetto all’asse di gravità, il carico sulle strutture muscolari cervicali raddoppi. In condizioni di ipolordosi. i dischi intervertebrali sono sovraccaricati al punto da supportare  interamente il peso della testa. L’aumento di pressione idrostatica dischi provoca a sua volta ernie discali e stenosi, ovvero un restringimento dei passaggi neurali. La perdita della lordosi cervicale predispone inoltre alla formazione di calcificazioni posteriori ai corpi vertebrali. Queste formazioni ossee, dette osteofiti o anche spondilofiti, contribuiscono ulteriormente al restringimento del passaggio di nervi e midollo spinale. Nell’ipolordosi anche i legamenti, sono continuamente sotto tensione e tendono a calcificarsi, mentre circolazione sanguigna locale peggiora riducendo il nutrimento delle cellule nervose.

In conclusione, una cattiva postura del capo può creare notevoli danni non solo al tratto cervicale, ma anche all’intero organismo. Il collo è una struttura vitale ed anche una zona facilmente soggetta a traumi sportivi e soprattutto da incidenti stradali. Ancora oggi lesioni cervicali ed al midollo spinale, sono una delle cause più frequenti di disabilità e morte a seguito di trauma.

Fonti:

  • Standring Susan 2008, Gray’s Anatomy: the anatomical basis of clinical practice , 40th edn, Churchill Livingstone, Edinburgh.
  • White AA, Panjabi MM 1990, Clinical biomechanics of the spine , 2nd edn, Lippincott Williams & Wilkins.
  • Yochum TR, Rowe LJ 1996, Essentials of skeletal radiology, 2nd edn, Lippincott Williams & Wilkins.
  • Caillet R 2004, The illustrated guide to functional anatomy of the musculoskeletal system, AMA Press.

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